In collaborazione con il Circolo Culturale La Bussola.
Conferenza-Spettacolo su Dag Hammarskjöld (1905-1961)
La vita ed il suo pensiero rappresentati dagli attori della Compagnia della Ruota e commentati da Guido Dotti monaco della Comunità di Bose
Con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Varese e Comune di Saronno
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La conferenza-spettacolo dal titolo "La solitudine di un uomo di pace" su Dag Hammarskjöld è la quarta del ciclo “Uomini appassionati alla verità” e si propone di mettere in risalto Dag Hammarskjöld economista, politico e diplomatico svedese di altissimo livello che, dopo aver servito per anni il suo Paese, viene eletto Segretario Generale dell’ONU nell’aprile 1953, carica nella quale viene riconfermato nel 1957. Muore il 18 settembre 1961 in un oscuro incidente aereo nel corso di una missione in Africa per tentare di risolvere la crisi congolese di quegli anni. L’ipotesi di un possibile attentato al suo aereo non è mai stata dissipata. All’indomani della sua morte il New York Times scriveva: “Se non fosse stato per la paziente, instancabile guida di Dag Hammarskjöld, l’ONU forse oggi non esisterebbe. Con calma, sagacia e perseveranza ha faticato per conservarla nonostante pesanti contrasti e per accrescerne l’efficacia in un mondo che vacilla sull’orlo della catastrofe. Hammarskjöld ha posto il proprio incarico e l’ONU come strumenti di un codice etico. Se l’umanità sopravvive alla minaccia di un olocausto nucleare per evitare il quale quest’uomo si è battuto così valorosamente, la storia annovererà certamente la sua carriera come una delle grandi forze per un mondo migliore. La scomparsa di Dag Hammarskjöld è una perdita incalcolabile. Ha saputo fare di sè stesso e della propria funzione una delle grandi speranze per la pace nel mondo. Ha rappresentato ciò che vi era di degno d’onore e di razionale in un mondo pieno di odio e di sospetto”. In quell’anno gli verrà conferito il Premio Nobel per la Pace, unico caso di assegnazione postuma del premio, “in segno di gratitudine per tutto quello che ha fatto, per quello che ha ottenuto, per l’ideale per il quale ha combattuto: creare pace e magnanimità tra le nazioni e gli uomini”. Profondamente cristiano, Dag Hammarskjöld rifuggiva tuttavia ogni manifestazione esteriore della propria fede, così da non ostacolare il suo lavoro nei confronti di interlocutori dalle convinzioni più diverse. Così venne ben presto a crearsi l’immagine di una personalità affascinante, di una cristallina rettitudine morale, dotata di grandi capacità comunicative, eppure riservata, solitaria, aliena dall’ostentazione di qualsiasi appartenenza religiosa. Amante della letteratura e amico di poeti di ogni nazionalità, infaticabile lavoratore e appassionato alpinista, costruttore della pace tra gli uomini e ricercatore della quiete in Dio. Dopo la sua morte fu ritrovato il suo diario ed una lettera ad un amico che lo autorizzava ad una eventuale pubblicazione (cfr. “Tracce di cammino”) contenenti brevi pensieri da cui emerge anche la fatica dell'esistenza e la quotidiana lotta per l'accettazione della volontà di Dio nella propria vita e che lui stesso definì “una sorta di libro bianco che narra i miei negoziati con me stesso e con Dio”. Un testo che mostra la sua vera personalità e spiritualità, aspetti fino ad allora ignoti al pubblico.
La vita ed il pensiero di Dag Hammarskjöld saranno rappresentati dagli attori della Compagnia della Ruota e commentati da Guido Dotti monaco della Comunità di Bose
La Compagnia della Ruota è una compagnia teatrale saronnese nata nel 1991 con la presentazione di Non dimenticare – Oratorio di Auschwitz, di Alina Novak Aprile, da allora replicata oltre 100 volte. Successivamente ha proposto spettacoli per bambini e opere contemporanee quali In alto mare, Cibo, Certe Donne Fragili.
Guido Dotti, monaco della Comunità di Bose. È segretario della Commissione Interregionale per l'Ecumenismo ed il Dialogo di Piemonte-Valle d'Aosta. È responsabile delle Edizioni Qiqajon. Ha curato due edizioni del diario di Dag Hammarskjöld e tradotto in italiano opere di Christian Bobin e Alexandre Jollien, oltre agli scritti dei monaci trappisti uccisi in Algeria nel 1996.